Dove l’Oriente incontra l’Occidente: viaggio a Hong Kong

Le foto di Sara Vivona hanno già mostrato a InAsherah Art le persone e i luoghi di Cuba, nonché la vita di tutti i giorni della Campania;

Stavolta la ventitreenne fotografa amatoriale ci ha raccontato il suo viaggio a Hong Kong, una meta completamente diversa ma altrettanto affascinante. La chiacchierata avvenuta con lei è stata come sempre ricca di spunti di riflessione.

 

Cosa ti ha colpito di Hong Kong?

«Un momento della giornata che mi piaceva molto era quando andavo a cena nella zona del mercato notturno. Lì si respirava la vera vita di Hong Kong e si poteva rimanerne affascinati, soprattutto evitando la parte più turistica.

Poi c’erano i bellissimi templi, una zona di relax e pace inserita in mezzo a imponenti edifici; è stata una sensazione strana essere circondata da palazzi ma nel silenzio. I templi sono il punto di riferimento per “ricaricarsi” dall’imponenza della città, soprattutto quando si avvicina l’ora di pranzo e la gente corre.

Un’altra cosa che mi ha colpito è il rispetto per la città, che si presenta molto pulita e curata; mi ha ricordato Singapore, che ho visitato alcuni anni fa».

Vivresti a Hong Kong?

«Non vivrei a Hong Kong per sempre, ma per un periodo, così da riapprofondire lo studio che ho fatto con le foto. Credo che sia una delle città più belle che ho visto finora, ma il modo in cui ti senti “sovrastato” potrebbe essere a lungo andare molto pesante. Comunque, pur essendo caotica e frenetica non ti disturba così tanto, forse perché gli abitanti sono davvero riservati».

Cos’hai trovato a Hong Kong che non era presente a Cuba? E cosa ti è mancato, rispetto a quel viaggio?

«Sono stati due viaggi importanti perché mi hanno fatto vedere uno l’opposto dell’altro. Non posso metterli sullo stesso piano, né screditare uno o l’altro perché sono stati entrambi belli. È molto diverso l’approccio alla vita: Hong Kong è digitale e tecnologica. Con le foto di Cuba avevo messo in risalto le persone, qua non ho potuto farlo perché Hong Kong è molto distaccata dal lato umano. Mi è comunque piaciuto rappresentare questa oggettività, per mezzo soprattutto dei grattacieli».

“Architecture of density” è il titolo che hai dato a una serie di foto scattate a Hong Kong. Cosa ti ha colpito di questa densità?

«Mi sono ispirata al fotografo tedesco Michael Wolf, che ha mostrato con i suoi scatti l’affascinante architettura “estrema” di Hong Kong. Infatti, all’interno di un edificio potrebbe starci un comune intero… è incredibile quanto possa essere contenuto in così poco spazio. I palazzi sono tutti differenti, sarebbe stato belle fotografarli da un edificio all’altro, anziché dal basso. D’altronde ho fatto ciò che potevo nel tempo che avevo a disposizione, oltre a quello per fare la turista.

Con le mie foto ho voluto mostrare anche quanto siamo piccoli, rispetto ai grattacieli: l’identità si perde, la singola persona non ha la sua casetta, ma fa parte di un grande formicaio».

 

GIULIA AMBROSINI @INASHERAHART

 

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Cuba fra parole e immagini: il racconto di Sara Vivona

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saravivona.com