ORANGE IS THE NEW BLACK: IL PUNTO SULLA QUARTA STAGIONE

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Una volta, l’arrivo dell’estate corrispondeva al termine delle stagioni dei telefilm. Adesso non è più così: diverse serie action, drama e comedy escono tutto l’anno e allietano così la bramosia degli appassionati di serie televisive. Una di queste è Orange Is The New Black, che il 17 giugno scorso è tornata su Netflix con l’attesissima quarta stagione.

SPOILER ALERT: TI È SCONSIGLIATA LA LETTURA SE NON SEI IN PARI CON LA SERIE!

Quest’ultima stagione ha come tema principale lo scontro fra etnie, da sempre presente nella prigione di Litchfield, ma che negli episodi di quest’anno è esploso quando Maria Ruiz, il “capo” delle detenute latine, si è ribellata al modo di fare troppo dispotico di Piper Chapman. Piper già nella terza stagione aveva avviato un contrabbando di mutandine usate ed aveva iniziato ad imporsi come “leader” di Litchfield; Maria ha ora iniziato una sua attività concorrente. In risposta alla ribellione di Ruiz, Piper si vendica raccontando alle guardie ciò che sta succedendo fra le latine e la sua pena viene allungata. Piper e altre detenute bianche, alcune chiaramente simpatizzanti dell’ideologia nazista, supportate dalle guardie creano un’associazione per tenere d’occhio le azioni scorrette che accadono all’interno della prigione. Maria Ruiz, aiutata da alcune donne della sua stessa etnia, riesce a isolare Piper e, con un ferro caldo, a imprimerle una svastica sulla pelle del braccio. È così che la protagonista capisce di non avere alcuna leadership nel carcere e si chiude in se stessa, finché Red non scopre ciò che sta accadendo e trasforma la svastica in una “finestra”.

Parallelamente, un altro filone della storia narrata in questa stagione riguarda i disturbi mentali. Conosciamo già da tempo Suzanne Warren “Crazy Eyes”, che si è ormai integrata nel gruppo delle detenute nere e conduce una vita tranquilla; ha perfino trovato una compagna, con cui però ha una relazione molto breve. Quest’anno, viene focalizzata l’attenzione su Lolly Whitehill, che scopriamo da un flashback sul suo passato essere stata dapprima una reporter e poi una senzatetto; infatti, la vita di Lolly è degenerata quando ha iniziato a sentire costantemente delle voci nella sua testa che le dicevano cosa fare (è, probabilmente, schizofrenica). All’inizio di quest’ultima stagione, quando uno scagnozzo dell’ex capo trafficante di Alex Vause tenta di ucciderla, vestito da agente penitenziario, Lolly, che in quel momento si trovava nella serra con lei, reagisce colpendolo ripetutamente e lasciandolo in fin di vita. Alex e Lolly, aiutate da Frieda, lo uccidono e ne dividono il corpo in pezzi per poi seppellirlo nell’orto della prigione. Da quel momento, Lolly è convinta che dei droni la stiano osservando e che il suo grave crimine sia stato scoperto. Confessa ciò che ha fatto a Healy, ma lui pensa che la detenuta stia solamente vaneggiando. Quando il cadavere della guardia viene trovato, Healy capisce che ciò che diceva era vero; prima si allontana dal carcere, poi prende la decisione di riferire ciò che è accaduto. Lolly viene trovata nella sua macchina del tempo costruita con pezzi di cartone e alluminio, perché voleva tornare indietro a prima dell’omicidio. In una scena molto intensa e toccante, Lolly viene portata nel reparto psichiatrico: forse non la rivedremo mai più.

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Contemporaneamente, durante gli interrogatori, una delle guardie spinge una detenuta bianca, fra quelle più razziste, a picchiare Suzanne Warren, per un motivo futile. Questa si rifiuta, ma la ex ragazza di Suzanne prende il suo posto e inizia a provocarla, finché la fragile “Crazy Eyes” non inizia a sferrare dei pesanti pugni che riducono l’altra donna quasi in fin di vita.

Intanto, sta per accadere ciò che più ha sconvolto i fan della serie: nella mensa, Blanca Flores viene costretta a restare in piedi su un tavolo e, per protesta, Piper sale accanto a lei. Una alla volta, tutte le detenute salgono (in una scena che è una chiara citazione de L’Attimo Fuggente), ma le guardie le tirano giù con la forza e accade che il più giovane, un ragazzo fra i meno peggiori degli agenti penitenziari, mentre viene aggredito da Suzanne, che ha una crisi, trattiene Poussey Washington e involontariamente la soffoca e la uccide.

Nell’episodio finale, nel bel mezzo del lutto dell’intero carcere, il direttore Caputo sostiene una conferenza stampa in cui non dice il nome di Poussey ed esprime la sua clemenza per la guardia che l’ha uccisa. Taystee, la migliore amica di Washington, ne è sconvolta e chiama tutte le detenute. La serie si conclude con le donne del carcere, di ogni etnia, che marciano verso l’entrata della prigione; accerchiano le guardie e ad uno cade la pistola, che viene raccolta da Dayanara Diaz che la punta contro di lui. L’ultimo episodio è anche dedicato ad un flashback sulla vita di Poussey, probabilmente su uno dei giorni migliori che abbia mai trascorso. Il sorriso che l’attrice Samira Wiley ci regala guardando fisso in camera è una delle immagini più belle dell’intera serie.

Sono anche altri gli avvenimenti che accadono all’interno di Litchfield, ma i due punti salienti sono, a mio avviso, i disturbi mentali e i contrasti fra le etnie. La situazione nel penitenziario è diventata insostenibile a causa della privatizzazione delle carceri: Caputo non ha più potere, le guardie fanno ciò che vogliono, le detenute vengono mandate in isolamento senza motivo e il sovraffollamento rende la vita di ogni carcerata molto più difficile. Orange Is The New Black ha così affrontato degli argomenti molto importanti e lo ha fatto, come sempre, in maniera straordinaria.

Giulia Ambrosini