Collettivo OFFICINENOVE presenta:
Elina Chauvet & Eozen Agopian_Residenza d’artista
progetto a cura di Monica Pirone e Michela Becchis
testi e cura di Helia Hamedani
apertura mostra 29 marzo ore 18
Ass. Cult. Officinenove, via del Casale Galvani 9, Roma
info: [email protected]
Dialoghi intrecciati
Elina Chauvet (Casas Grandes, Chihuahua, Messico, 1959 – vive a Mazatlán, Sinaloa, Messico) ed Eozen Egopian (Athene, Grecia – vive e lavora tra NewYork e Athene) si incontrano per una breve residenza a OfficineNove dal 25 al 29 marzo 2019.
Sarà l’ultimo appuntamento del soggiorno di Elina Chauvet a Roma che nelle ultime settimane è stata l’animatrice di diversi eventi nella capitale italiana; residenze, laboratori, performance ed opere inedite in chiave collaborativa e collettiva.
Anche il suo lavoro più conosciuto: l’installazione di “Zapatos rojos” (“Scarpette rosse”) fin dalla prima produzione è stata creata da donne che donarono le loro scarpe rosse o colorate in rosso. Queste scarpe, partite da Ciudad Juarez in Messico, hanno raggiunto tanti luoghi in tutto il mondo. A volte anche senza la presenza dell’artista che generosamente delega la sua idea a coloro che seminano il suo messaggio.
Elina Chauvet in tutte le sue opere riesce a testimoniare ingiustizia e violenza, senza riprodurla. Pertanto l’artista in un cammino collettivo, trasforma la violenza in forma e colore, in conoscenza e condivisione.
Nonostante le storie e le provenienze diverse delle due artiste, questa forza di trasformazione delle forme è presente anche nelle opere di Eozen Egopian. Egopian da più di 20 anni lavora con i tessuti e il filo (Thread). Come ci racconta, i fili sono la rappresentazione simbolica dei suoi ricordi d’infanzia. “Essendo una ragazzina cresciuta in Grecia, ricordo come il ricamo fosse un’attività passatempo del tardo pomeriggio”. Le stoffe invece, vengono selezionate negli anni in diverse aree nel mondo, raccolte a volte in industrie fallite, a pezzi o in scampoli. L’artista con la metafora delle industrie in disuso, vuole ricordarci il valore e la fatica del lavoro operaio e anche fare un omaggio a tutte le donne operaie che nel secolo precedente hanno denunciato discriminazioni sessuali e hanno lottata per la parità dei diritti civili.
Il lavoro di Eozen Egopian, oltre il valore estetico, ha a che fare con un indice temporale e storico. Mettendo insieme i pezzi frammentati con il filo, l’artista rende visibili altre unioni possibili. Si possono manipolare questi stessi tessuti, creare differenti volumi e fare forme nuove nel tempo.
Le scarpe rosse di Elina Chauvet indicano l’assenza del corpo femminile mentre i tessuti colorati e ricamati di Eozen Egopian ricordano la memoria del corpo. Entrambe, tramite gesti semplici ed oggetti comuni, sussurrano comunque la possibilità di cambiare.