Tridimensionalità: realtà o cecità

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Il cinema sin dal principio si è sempre riproposto di stupire il pubblico proponendo nel corso degli anni una serie di storie con effetti speciali di qualsivoglia genere e tipo, sino ad arrivare ai giorni nostri con l’utilizzo del 3D ovvero una particolare tecnica di ripresa cinematografica che permette di “vivere” più intensamente il film avvertendo, attraverso l’ausilio di occhiali speciali, le immagini più in rilievo e quindi sentite in modo più reale dagli spettatori.
Il cinema tridimensionale può sembrare una novità degli ultimi tempi , infatti possiamo dire che dopo “Avatar”, (uno degli ultimi film memorabili di James Cameron uscito nel 2009) questo fenomeno si è affermato così tanto che si è espanso anche nel mondo della televisione e dei videogiochi, ma in realtà non è cosi il 3D esisteva già da molti anni.
La storia fonda le sue radici negli anni’20, più precisamente il 27 Settembre 1922, dove a Los Angeles venne proiettato “The power of love” il primo film tridimensionale a pagamento, il quale venne realizzato con tecniche anaglifiche, che rispetto ad oggi e alle nostre tecniche moderne, non davano tanto l’idea di “fuoriuscita” dallo schermo ma più che altro di profondità. Nel 1933,anche un progenitore del cinema come Louis Lumiere sperimentò il 3D con la versione remake del suo celebre film del 1895 ovvero “L’arrivée du train”.
In Italia abbiamo i primi squarci di modernità solo nel 1936 con “Nozze Vagabonde” una commedia diretta da Guido Brignone e distribuita dalla Worner Bros Italiana, che racconta di una serie di sfortunati eventi di due giovani sposini e della loro conseguente crisi coniugale, film che però si suppone non sia stato mai presentato in una proiezione pubblica. Solo dopo nel 1953( età dell’oro di questa innovativa tecnica) venne proiettato in 3D e in tutte le sale “Il più comico spettacolo del mondo” un film con Totò che riscosse un discreto successo.
Nel resto del mondo, sempre negli anni’50, il tridimensionale protese di più sul genere horror e qui ricordiamo alcuni celeberrimi film come “La maschera di cera” di Handré De Toth o “Il mostro della laguna nera” di Jack Arnold. Fra gli anni Settanta e Ottanta si faranno molti altri passi in avanti e la tecnologia migliorerà a vista d’occhio (in tutti i sensi)e anche qui ricordiamo film indimenticabili come “Lo squalo, o Nightmare 6 la fine” e lo stupore originario lascerà spazio fino ai nostri giorni ad una semplice e banale celebrazione consumistica dell’effetto fine a se stesso.
E come ogni bella moneta anche le innovazioni hanno un’altra facciata, infatti i problemi di fondo legati a questo fenomeno sono altri: “Tutto questo consumismo a dove condurrà? Ad essere sempre più schiavi di questi “apparecchi virtuali”? Alla scomparsa dell’emozioni e della semplicità per far posto alla standardizzazione e al lusso? O semplicemente alla rovina della nostra salute, stando ore e ore davanti a uno schermo distogliendo l’attenzione da un mondo da vivere ricco di bellezze?” A che punto arriveremo non possiamo saperlo per certo, ma come disse Rino Gaetano (uno dei cantautori più stimati del nostro paese) “chi vivrà vedrà”!

Sara Donfrancesco