IL VUOTO: TRA DEFINIZIONI E CONFUTAZIONI

 

(Si consiglia l’ascolto della seguente traccia: Dormire & Sognare

 

Selvaggio della foresta,

nei sogni spesso capita di provare una sensazione che con grossa probabilità non appartiene propriamente alla sfera umana: il precipitare nel vuoto.
Sembra quasi di essere incapaci di muover muscolo, si è come trascinati da qualcosa di più forte, e si è leggeri al pari di piume.
Ma è possibile definire il vuoto? Le nostre conoscenze ci portano ad affermare che vuoto è ciò che non risulta esser pieno. Ma non tutto è completamente pieno, dacchè anche alcune parti di sculture bronzee (ed è il caso questo dei Bronzi di Riace che raffigurano Tideo e Anfiarao) sono vuote. Il vuoto allora non può limitarsi a una così povera e penosa definizione.
Si potrebbe pertanto ritentare dicendo che vuoto è ciò che non ha qualità, in quanto privo d’ogni cosa, in quanto “vuoto”. Ma al vuoto possiamo ad ogni modo collegare delle proprietà o caratteristiche, perché vuoto è qualcosa di vasto, profondo e oscuro.

Vuoto può quindi dirsi ciò che è vasto, profondo e oscuro; e nemmeno.
Non si possiedono prove sufficienti per dire il vuoto vasto. Vuoto è anche un pozzo stretto che prosegue per miglia.
Il vuoto potrebbe poi avere una sua fine, un concludersi al quale probabilmente il comune essere non è ancora giunto per via del timore che lo risveglia quando inizia a precipitarvi.
Concezione prettamente umana è infine l’oscurità del vuoto, perché ciò che l’umano vede quando vi precipita non è che oscuro nero, nero come assenza di raggio lucente.
Ma ecco, il vuoto potrebbe essere persino bianco, o rosso, o bicolore, o multicolore, o di nessun colore particolare.
Cos’è allora il vuoto? Vuoto è forse sicuro rifugio in cui l’uomo si trova nel corso delle fasi oniriche; il vuoto potrebbe essere una dimensione ideata dal subconscio, che si pone come illusione, in quanto l’uomo che vi si trova al momento dell’ “ònar”– termine greco per indicare il sogno – vede svariate immagini che sono presenti nella sua vita e che riproducono il mondo in cui vive nella realtà pratica.

Nella dimensione onirica l’uomo catapultato nel vuoto è anche protagonista o semplice spettatore di eventi nuovi, ai quali assiste tra illusioni e immagini a lui familiari.
Ebbene, probabilmente il vuoto si rivela nella sua reale essenza nell’istante in cui non v’è più nulla da vedere, non vi sono immagini, svanisce la pseudo-realtà, e l’essere umano comincia a precipitare. Lo fa per pochi istanti, finché lo spavento del pratico reale lo risveglia per trarlo fuori dalla realtà onirica.
Il vuoto potrebbe dunque essere assimilato ad una dimensione logica assente nel mondo della mutevolezza, e fatta di illusioni (il filosofo greco Platone avrebbe parlato di “eikasìa”, dunque “immaginazione”). In questa dimensione l’uomo vede cose che desidera nel concreto, e dunque si tratta di immagini volute e nel contempo non desiderate: le vuole in quella che è la sua realtà, ma non le desidera nel sogno, ove tutto ha sapore di casualità.
L’essere umano però non sempre è consapevole della vera essenza del vuoto nella realtà del subconscio: si ritrova talvolta nuovamente nel mutevole mondo prima che le immagini possano frantumarsi e rivelare l’abbozzo di vuoto; tutto è frutto del caso.
Ma come si potrà mai essere certi sulle caratteristiche del vuoto? E’ più probabile visitare ogni località del mondo vivibile che indagare i caratteri del vuoto. Per ora il vuoto può definirsi come SCONOSCIUTA DIMENSIONE LOGICA DELLA REALTA’ ONIRICA, ORIGINATA DAL FRANTUMARSI DELLE IMMAGINI CHE RIPRODUCONO LA REALTA’ MUTEVOLE E CONCRETA.
Terminate le immagini e le illusioni, è il vuoto come SCONOSCIUTO a rivelarsi. Il vuoto come NOTO è un concetto dal quale l’uomo sarà sempre fin troppo distante.

Il vuoto che quelle scale segue
porta al bene, o è porta di morte?
Non lo sanno, e mica posso
io.
Nulla si fa certo
dell’essere e di quanto gli si collega.
Vuoto, ma è essenza?

Sono dieci
quegli scalini
o forse gradini
che fanno l’ingresso al buio
buio di vuoto
che core addio
e hanno strana forma
se li vedi ti par strano
e nulla par reale
forse utopia, mi sveglierò

Per utilizzare un qualche esempio concreto, si può affermare che se Antifonte desidera vivamente racimolare somme di denaro per un qualche suo fine, dicasi personale o d’altro tipo ancora, Antifonte allora riceverà immagini una volta a letto. L’inconscio/subconscio lo proietterà nel vuoto, un vuoto paradossalmente ricco di immagini (Antifonte è sopraffatto dall’ eikasìa) e di eventi che richiamano quel volere in concreto.
Antifonte, se dotato di coscienza sufficiente, evento assai raro, potrà muoversi a proprio piacimento nel vuoto, scegliendo il PROSIEGUO. Ma Antifonte, come spesso accade, crederà che le illusioni siano realtà, e magari vedrà un portafoglio con miliardi di banconote, o vedrà un forziere con smeraldi, rubini, diamanti e pietre preziose d’altro genere. Crederà d’esser ricco, l’essere più ricco sulla faccia della terra, ma poi qualcosa di più forte lo risveglierà, inevitabilmente.
Antifonte, quando sopraffatto dall’eikasìa, è dinanzi ad un involontario e duplice sentiero che potrebbe portarlo ad un risveglio anziché ad un altro:
Una forza istintiva e naturale conduce ai due tipi di risvegli: questa forza fa sì che mai possa verificarsi una frantumazione concreta di immagini che permetta all’uomo di vedere il vuoto e di annotarne i caratteri su carta.
Nel caso di un risveglio di primo tipo, l’uomo ritornerebbe semplicemente al mondo mutevole. Nel caso di un risveglio di secondo tipo, l’uomo subirebbe una breve caduta nel vuoto, per poi spaventarsi e ritornare al mondo mutevole.
Antifonte nello 0,01 % dei casi non si risveglierà subito, e vedrà il vuoto come CONOSCIUTO. Nel 99,9 % dei casi avrà un regolare risveglio.
Pochi spiriti intraprendono la scoperta del vuoto, mio caro selvaggio. Nessuno però ne conosce i caratteri veri e specifici.
E tu, smarrito nella natura, nudo, senza scienza alcuna, proprio tu, caro selvaggio di questa confusa foresta segno di perdizione, confusione e ignoranza, hai mai sognato? Ti son capitati entrambi i risvegli, o devi ancora sperimentar la vera natura di questa dimensione onirica in cui sempre si penetra e in cui di rado si ricorda l’ingresso?

Davide Cerrato, da “Lettere e pensieri al selvaggio della foresta”