Julius Evola, nato a Roma il 19 maggio 1898 e deceduto nella stessa città il 11 giugno 1974, è stato un pensatore, filosofo e esoterista italiano, noto per le sue idee controverse e la sua influenza in diversi ambiti della cultura e del pensiero del XX secolo.
Nato in una famiglia di origini siciliane, Evola mostrò fin dalla giovinezza un interesse per l’arte, la pittura e la letteratura. Durante la sua gioventù, si avvicinò al movimento Dadaista, un’esperienza che influenzò i suoi primi scritti e contribuì a formare la sua visione critica nei confronti della società contemporanea e della cultura occidentale.
Nei primi anni ’20, Evola iniziò a interessarsi di filosofia, religione e metafisica, studiando testi orientali e occidentali. Fu in questo periodo che scrisse “La Tradizione Ermetica” (1931), in cui esplorava temi esoterici e spirituali, ponendo le basi per il suo futuro pensiero.
Durante gli anni ’30 e ’40, Evola si avvicinò al fascismo, pur mantenendo una posizione critica e indipendente. Non aderì mai formalmente al partito fascista, ma le sue idee sull’ordine gerarchico e la spiritualità della tradizione influenzarono notevolmente alcuni settori dell’ideologia fascista. Tuttavia, Evola mantenne sempre una certa distanza, criticando il regime per il suo eccessivo materialismo e populismo.
Dopo la seconda guerra mondiale, Evola fu processato per la sua collaborazione con il regime fascista, ma fu assolto. In seguito al conflitto, continuò a scrivere e a pubblicare opere influenti come “Rivolta contro il mondo moderno” (1934), “Il mistero del Graal” (1937) e “Cavalcare la Tigre” (1961). In questi lavori, espresse le sue critiche verso la modernità, promuovendo un ritorno ai valori tradizionali e spirituali.
Negli ultimi anni della sua vita, Evola divenne una figura di riferimento per molti movimenti di estrema destra, nonostante egli stesso avesse spesso criticato la politica contemporanea per la sua mancanza di profondità spirituale e tradizionale. La sua morte nel 1974 non pose fine alla sua influenza: le sue opere continuano a essere lette e discusse, rimanendo fonte di ispirazione e controversia.
“Cavalcare la Tigre” di Julius Evola si presenta come una guida per l’uomo contemporaneo in un’era percepita come profondamente decadente. Evola, nel suo stile inconfondibile, propone una forma di resistenza interiore in un contesto di totale dissoluzione morale e spirituale, tipico della modernità che egli vivamente critica. Il libro, con la sua metafora centrale di dominare le forze caotiche del mondo moderno, simboleggia l’idea di affrontare e controllare le sfide dell’epoca contemporanea.
Il concetto dell'”uomo differenziato” è fondamentale nell’opera. Questa figura rappresenta colui che, pur essendo immerso nella modernità, si distacca dalle sue influenze degenerative. Egli è un individuo che mantiene una fermezza di spirito e una fedeltà a valori più alti, in contrasto con la massa che si conforma alle tendenze dominanti. Questa differenziazione non è solo una questione di scelta individuale, ma un vero e proprio stato di essere, un modo di vivere che si oppone al decadimento morale e spirituale.
Evola esplora ampiamente la critica della modernità, vedendola come responsabile di un generale appiattimento culturale e spirituale. Il suo attacco all’egualitarismo, al progressismo e al materialismo è diretto e incisivo. Per Evola, questi elementi rappresentano una disgregazione dell’ordine naturale e della gerarchia tradizionale, che sono essenziali per il funzionamento armonico di una società. In questo senso, “Cavalcare la Tigre” è anche un’invocazione a riscoprire i valori tradizionali e a ristabilire un senso di ordine superiore nella vita.
La strategia di distacco interiore, un concetto che Evola chiama “apathia”, è centrale nel testo. Simile alla nozione stoica di imperturbabilità, suggerisce una forma di indifferenza attiva nei confronti di un mondo in declino. Questo non significa un ritiro passivo dalla realtà, ma piuttosto un modo di parteciparvi mantenendo una forte individualità e integrità spirituale.
In “Cavalcare la Tigre”, quindi, Evola fornisce non solo una critica della modernità, ma anche una guida su come l’individuo possa mantenere la propria integrità in un mondo che è visto come decadente e privo di valori autentici. La sua visione elitaria e la sua ricerca di un’esperienza spirituale più profonda offrono uno spaccato unico e provocatorio su come affrontare le sfide del mondo contemporaneo.