Racconti di concerti #2: David Byrne @ Piazza Unità – Trieste

Cosa non ha fatto David Byrne? Non è facile dare una risposta a questa domanda, considerando gli innumerevoli stili musicali da lui esplorati, di tutti i generi e di ogni etnia (ad esempio l’afrobeat, assieme a Brian Eno), gli Oscar, Golden Globe e Grammy vinti nel 1988 per la colonna sonora del film L’Ultimo Imperatore e i due David di Donatello vinti nel 2012 come miglior musicista e per la miglior canzone originale di This Must Be The Place, del regista italiano Paolo Sorrentino, ma anche la sua attività come scrittore e regista.

David Byrne

L’artista che l’organizzatore Azalea Promotion è riuscito a portare nella suggestiva Piazza Unità d’Italia a Trieste è il leggendario fondatore e frontman poliedrico dei Talking Heads, colonne portanti della New Wave americana, attivi fra il 1974 e il 1991, il cui lavoro è stato ed è ancora fonte d’ispirazione per moltissime band contemporanee (ad esempio: Radiohead). Talking Heads: 77 (1977), Remain in Light (1980), Speaking in Tongues (1983) sono le principali opere considerate d’importanza fondamentale per la musica rock, e non solo.

 

In una piazza bagnata dalla pioggia, ma colorata da ombrelli e k-way, David Byrne ha fatto il suo ingresso alle ore 21 con Here, seguito dai musicisti, coristi e ballerini di tante diverse nazionalità che lo hanno accompagnato durante tutto il tour di American Utopia, esibendosi assieme a lui sul palco. Chiamare lo show di Byrne “concerto” è dir poco: quello messo in scena è un vero e proprio spettacolo, con una scenografia composta da luci, ombre e colori ben pensati, coreografie di ballo, musicisti che camminano sul palco mentre suonano. David Byrne, illuminato costantemente dai fari, canta, suona, si muove a ritmo di musica, senza mai perdere la gran classe ed eleganza che lo contraddistingue. C’è tempo anche per intraprendere un discorso su una causa che gli sta particolarmente a cuore, ovvero su quanto sia importante votare, esercitando un proprio diritto, non solo nelle grandi elezioni politiche, ma anche in quelle “piccole”, perché se si cambia a partire dai piccoli luoghi, sarà poi possibile cambiare anche nei grandi territori.

Durante uno dei live di American Utopia. Foto di Ash Ponders

Tutto ciò che arriva alle orecchie del pubblico è praticamente perfetto, in modo assurdo: è lo stesso David Byrne a sottolineare che nulla è in playback o preregistrato, ma tutto ciò che ascoltiamo proviene dal vivo da lui e i suoi musicisti.

 

Non c’è un singolo pezzo che non renda eseguito sul palco: sia le canzoni dal sound più “rilassato” dell’ultimo album American Utopia, sia quelle più movimentate e dance provenienti dalle collaborazioni con altri artisti quali Fatboy Slim, St. Vincent e X-Press 2, sia, soprattutto, i grandi brani provenienti dalla discografia dei Talking Heads. Infatti, il pubblico si infiamma allo scattare delle prime note di I Zimbra, Slippery People, Born Under Punches, Blind, The Great Curve,ma soprattutto delle celeberrime This Must Be the Place, Once in a Lifetime e Burning Down the House.

Byrne con i suoi 12 accompagnatori

 

Di seguito, la setlist completa della serata:

Here

Lazy

I Zimbra

Slippery People

I Should Watch TV

Dog’s Mind

Everybody’s Coming to My House

This Must Be the Place

Once in a Lifetime

Doing the Right Thing

Toe Jam

Born Under Punches (The Heat Goes On)

I Dance Like This

Bullet

Every Day Is a Miracle

Like Humans Do

Blind

Burning Down the House

 

Encore:

Dancing Together

The Great Curve

 

Giulia Ambrosini @InAsherah Art