La Stanza dell’Ospite

 

Dal 2 settembre alle 18:00 al 16 settembre alle 18:00

 

Anghiari (Arezzo)

LUOGO: Palazzo Pretorio P.zza del Popolo 9 

ORARIO: tutti i giorni 10,30/13,00 – 16,30/19,30.

CURATORI: Elena Merendelli

COSTO DEL BIGLIETTO: ingresso gratuito

PER INFORMAZIONI:

tel.: 0575/788847

e-mail: [email protected]

SITO UFFICIALE: https://www.facebook.com/events/1052331714863286/

 

 

La stanza dell’ospite- Sette artisti raccontano, a cura di Elena Merendelli
Espongono Fanette Cardinali, Meri Ciuchi, Ilaria Margutti, Daria Palotti, Loretto Ricci, Laura Serafini, Roberta Ubaldi.
La mostra è organizzata all’interno delle iniziative del Festival dell’Autobiografia ( Libera Università dell’Autobiografia)

All’interno di Palazzo Pretorio, stanze, una volta adibite ad accogliere prigionieri e condannati, stanze destinate a custodire cibi preziosi ospitano le installazioni di sette artisti, che accompagnati dalla scrittura, attraverso ceramica, plastica, filo, carta, vetro, ferro, raccontano la Stanza dell’Ospite.
Musiche a cura di 12+ (Giacomo Cioni), tratte da Autothropy (Aut Records 2016).
Installazioni video a cura di Lidia Di Padova Squitieri
Letture inaugurazione a cura di Libera Università dell’Autobiografia, Cooperativa LaRUA, Effetto K.

Un luogo pronto per accogliere. Un luogo per accogliere lo sconosciuto, l’inatteso, l’ignoto. La stanza dell’ospite, presente in molte case di varie culture europee e del mondo, è riparo, luogo pronto, custodito e da custodire, una stanza interna alla casa, al paese, all’accampamento.
Nella scrittura autobiografica e nell’ascolto della storia dell’altro accade di entrare in stanze interne non sempre aperte, ma pronte ad accogliere quanto vi arriva.
Chi si racconta e chi accoglie la storia dell’altro diviene ospite, nella duplice accezione che la lingua italiana attribuisce alla parola: ospite è chi arriva e entra, ma anche chi apre all’altro, allo straniero, le porte della sua casa.
All’origine della parola ospite, c’è un concetto di reciprocità, di scambio, di comunione, perché nell’essere con l’altro, in una relazione circolare, ritroviamo parti di noi, del nostro essere, dell’essere dell’altro e dell’essere insieme. Un essere insieme che genera domande su di sé e sull’altro, che lascia immergere nella complessità della vita umana, ovunque essa sia, da qualsiasi posto essa arrivi.
Ospitare è movimento, è andare verso, è cammino, è viaggio, è un percorso nel quale, alla fine, non importa chi è ospite, perché lo si è, insieme, si coesiste all’interno della stessa parola.
Ospite è qualcuno al quale si va incontro per essere ospite. Racconta il libro della Genesi che Abramo, alle querce di Mamre, corre incontro a tre uomini che arrivano verso le sue tende da lontano, senza sapere chi fossero e li accoglie, permette loro di lavarsi e riposarsi e prepara per loro un ricco pasto. In quell’incontro Abramo ascolta e trova conferme alle promesse che hanno cambiato la sua vita.
L’incontro genera l’inatteso. Genera talvolta domande, strappi, ferite, dolore. Chi e cosa siamo disposti ad ospitare? Quale parte di noi stessi dobbiamo ospitare per poter ospitare l’altro con la sua diversità, con il suo essere straniero, con la sua storia?
Oggi, nella nostra società, essere ospite è una delle dimensioni più difficili da realizzare, costruiamo barriere tutt’intorno a noi stessi, reali e metaforiche, che difficilmente siamo disposti ad abbassare o abbattere.
Oggi, nel mondo, essere ospite è per molti necessità. Lasciare la propria casa, il proprio paese, cercare riparo e custodia per la propria vita e per quella di chi si ama è necessità.
Quali stanze prepariamo per l’ospite? In quali luoghi trova rifugio l’ospite che arriva, ma allo stesso tempo quello che apre le porte?
Quali stanze può creare, ideare, riempire, svuotare l’artista per raccontare le storie di chi è ospite?
Una mostra che apre nuove strade e va incontro, insieme, a molteplici sfide: il modo personale di essere ospite, interpretazioni artistiche generate dai racconti di vita, strade che l’arte può percorrere per narrare la complessità dell’ospitalità dei nostri giorni.
La mostra nasce da una condivisione di idee e di intenti: trovare la strada per dire che alcuni muri si possono abbattere e che l’ospitalità genera nuove contaminazioni e connessioni, che aprono a possibilità future. Una riflessione a più voci scaturita tra persone che condividono la passione per le Storie degli Altri, per la Scrittura, per la Narrazione, per il Teatro, per l’Arte e la Cultura più in generale.
Così come la scrittura, i linguaggi artistici spesso offrono la possibilità di “dire” anche l’indicibile, di porre le persone di fronte al rispecchiamento, di condurle alla sfera emozionale, così che possano arrivare alla comprensione, non sulla scia emotiva, ma ponendosi domande. Così come la scrittura, l’arte produce movimento, smarrimento, incanto e bellezza, che sono necessari per essere “ospite”.

 

14086305_10209311544537382_5309575165494100319_o (1)