Günther Anders e il Suo Pensiero in “L’Antiquiertheit des Menschen”

«Al giorno d’oggi si procede a domicilio alla degradazione dell’individualità e al livellamento della razionalità. Non c’è bisogno della strategia di massa nello stile di Hitler: se si vuole ridurre l’uomo a uno zero (perfino a essere orgoglioso di essere uno zero) non occorre più affogarlo in maree di massa […] Non c’è modo migliore di togliere all’uomo la sua personalità, la sua forza di uomo, di quello che preserva apparentemente la libertà della personalità e il diritto all’individualità. Se il processo di conditioning ha luogo per ognuno separatamente, nella casa del singolo, in solitudine, nei milioni di solitudini, tanto migliore ne sarà la riuscita. Dato che si presenta come fun, dato che non fa sapere alla vittima che pretende da lei dei sacrifici, dato che le lascia l’illusione della sua vita privata, o almeno del suo ambiente privato, il trattamento è assolutamente discreto.»
Tratto da “L’uomo è antiquato”

 

“L’uomo è antiquato” è un libro scritto da Günther Anders, un filosofo tedesco-ebreo. Il libro è diviso in due parti, scritte con molti anni di differenza, ma con idee coese. Anders affronta il tema della tecnologia e come essa stia cambiando la nostra comprensione del mondo.

Il libro parla di come la tecnologia, specialmente durante la seconda rivoluzione industriale, abbia cambiato radicalmente il rapporto tra noi esseri umani e il mondo che ci circonda. Anders sostiene che siamo diventati “antiquati” perché la tecnologia sta avanzando così rapidamente che non riusciamo più a comprenderla completamente.

Un concetto chiave nel libro è il “dislivello prometeico”, che si riferisce al divario sempre crescente tra ciò che l’uomo produce e la sua capacità di comprenderlo. Questo divario causa una sorta di “vergogna prometeica”, un senso di vergogna per la nostra incapacità di competere con la perfezione delle macchine.

Anders esplora anche come la tecnologia abbia cambiato il nostro modo di vedere il mondo, specialmente con l’avvento della televisione e della radio. Ciò ha portato a una perdita della nostra vita privata e a una omologazione delle nostre esperienze.

Anders parla della terza rivoluzione industriale, segnata dall’avvento delle armi atomiche. Questo ha portato a una nuova fase in cui l’umanità ha il potere di distruggere se stessa, mettendo in discussione la nostra esistenza stessa.

In “L’uomo è antiquato,”  si parla, inoltre, di come la tecnologia e la produzione di merci abbiano cambiato radicalmente la nostra vita. Una delle idee chiave è che i nostri bisogni sono ora influenzati e creati dalle merci stesse. La pubblicità, ad esempio, ci convince a comprare sempre nuove cose, e questo ciclo di consumo continua ad accelerare.

Anders fa notare che i media, come la televisione e la radio, giocano un ruolo importante in questa trasformazione. Questi media non sono solo mezzi di comunicazione, ma anche macchine che plasmano il nostro modo di vedere il mondo. Ciò porta a una perdita della nostra vita privata e delle nostre esperienze dirette.

La televisione in particolare ci trasforma in spettatori passivi, impedendoci di parlare o comunicare tra di noi mentre guardiamo. Ciò contribuisce a una sensazione di atomizzazione e omologazione, poiché tutti vediamo le stesse cose e pensiamo in modo simile.

Il mondo esterno diventa una serie di immagini e rappresentazioni, e noi confondiamo spesso queste rappresentazioni con la realtà stessa. In questo modo, la tecnologia sta alterando la nostra identità e la nostra libertà, senza che ne siamo pienamente consapevoli.

Nel suo libro offre una visione affascinante della condizione umana nell’era moderna. La sua analisi è profonda e provocatoria, suggerendo che l’umanità e i filosofi stessi sono ormai superati dalla rapida avanzata tecnologica.

Anders sostiene che l’umanità si trovi in una situazione senza precedenti. I concetti tradizionali di etica e morale sembrano obsoleti e la tecnologia ha radicalmente trasformato la nostra comprensione del mondo. Questo cambiamento è così estremo da rendere l’essere umano quasi irrilevante.

Un punto cruciale di Anders è la terza rivoluzione industriale, caratterizzata dall’uso dell’energia atomica. L’esplosione della prima bomba atomica nel 1945 rappresenta una svolta metafisica nella storia umana, destabilizzando tutti i nostri schemi di pensiero. Questo evento simboleggia la fine dell’epoca tradizionale e il sorgere di un’era di incertezza, in cui il futuro sembra sfuggire al nostro controllo.

Anders rileva che la bomba atomica ha causato un’implosione anziché un’esplosione. Questo significa che anziché preoccuparci di una catastrofe imminente, siamo già immersi in una sorta di apocalisse, ma siamo ciechi e muti di fronte ad essa. La nozione di storia è stata annullata, sostituita da esperimenti nucleari che trasformano il mondo in un gigantesco laboratorio.

La tecnologia atomica ha anche conferito all’umanità uno status metafisico, trasformandoci in “Signori dell’Apocalisse.” Questo status è stato amplificato dalle esperienze dei genocidi del XX secolo, come l’Olocausto. Per Anders queste tragedie entrambe rappresentano esempi di “reificazione della morte,” cioè il modo in cui la morte viene trattata come qualcosa di ordinario e privato del suo significato.

Anders sfida la nozione di senso nell’era moderna, sostenendo che dobbiamo accettare la “morte del senso” insieme alla “morte di Dio.” Questo significa riconoscere che non siamo stati progettati per comprendere appieno il mondo che abbiamo creato.

Infine, Anders suggerisce che potremmo affrontare questa visione terrificante cercando di superare le nostre limitazioni umane attraverso “esercizi di estensione morale.” Questi esercizi potrebbero aiutarci a vedere oltre le nostre capacità normali, permettendoci di comprendere meglio il mondo tecnologico in cui viviamo.

In conclusione, il pensiero di Günther Anders in “L’Uomo è Antiquato” ci sfida a riflettere profondamente sulla nostra relazione con la tecnologia e sul futuro incerto che ci aspetta. Il suo libro rimane attuale, poiché ha anticipato molte delle sfide etiche e filosofiche con cui ci confrontiamo oggi. La sua opera ci invita a liberarci dagli schemi convenzionali e ad esplorare nuovi orizzonti di pensiero per affrontare l’era tecnologica.

Günther Anders
Günther Anders (1902-1992)
Günther Anders, nato Günther Stern il 12 luglio 1902 a Breslavia, oggi Wrocław, in Polonia, è stato un filosofo tedesco noto per le sue riflessioni sulla tecnologia e la condizione umana. Durante la sua vita, ha studiato filosofia, matematica e fisica in diverse università tedesche. Durante la Seconda Guerra Mondiale, fuggì dall’Europa per sfuggire alle persecuzioni naziste a causa delle sue origini ebraiche e si trasferì negli Stati Uniti.La sua opera più celebre è “L’uomo è antiquato” (1956), in cui critica l’entusiasmo acritico verso la tecnologia moderna e mette in discussione la nostra capacità di controllarla in modo responsabile. Anders è stato un attivo sostenitore del movimento pacifista e ha influenzato il dibattito sulla tecnologia e l’etica. Dopo la guerra, tornò in Germania e continuò a scrivere e a insegnare filosofia. Morì il 17 dicembre 1992 a Vienna, in Austria, ma il suo pensiero continua ad avere un impatto sulla filosofia contemporanea e sulle discussioni sulla tecnologia e la responsabilità etica.