La materia declinata al tempo/non tempo del ritorno, una materia di uso comune, povera, come nella migliore tradizione della omonima corrente artistica contemporanea, i colori più spesso utilizzati sono quelli del bianco, del nero e del rosso,
(l’alfa e l’omega con l’innesto dell’uomo?), il tutto magistralmente condotto da una sapiente direttrice d’orchestra.
Iniziamo dunque la conoscenza di Ilaria Berlingeri attraverso le sue stesse parole…
Ilaria, cos’è per te l’arte e qual è il tuo modo di viverla, sentirla, rispetto al quotidiano?
L’arte è in tutto. Nei gesti , nelle parole, negli oggetti di uso comune, nell’evolversi incessante dei pensieri. L’arte è un modo di vivere e di affrontare la vita stessa. Nel quotidiano, chi sceglie questa strada, è sempre alla ricerca dell’arte.
Cosa rappresenta la forma? Credi sia indispensabile non dico all’opera d’arte ma addirittura al pensiero?
La forma è indispensabile, anche l’informe ha una sua forma. Anche il pensiero “informe” ha la sua forma, è fondamentale che La materia declinata al tempo/non tempo del la abbia o che la acquisti col tempo. Sì, la forma è indispensabile all’opera d’arte quanto al pensiero. Possiamo anche parlare di Forma mentis, letteralmente: forma/idea/impostazione della mente. La Forma Mentis è fondamentale nelle opere e nel pensiero, quando ci si riferisce allo specifico modo di pensare ed agire od anche ad un’abitudine, di una persona o di una collettività, soprattutto se questo è condizionato, o ritenuto condizionato da una educazione con un ben preciso orientamento tematico o pragmatico.
In un periodo in cui ormai arte coincide con mercato, quale credi sia la strada per rivendicare una dimensione in cui l’arte ritorna a farsi evento della verità (Heidegger) ?
Credo che non solo oggi l’arte coincide con mercato ma in qualche modo, in modalità diverse è sempre stato un po’ così, non credi? Anzi ti dirò, c’è anche un gran ritorno alla street art che per natura si distacca in qualche modo dal mercato ed è una delle forme d’arte più “libere” da vincoli economici. Detto questo anche essendo finalizzata al mercato o gestita dal mercato in fondo se è arte vera e non ruffiana è sempre evento della verità. Heidegeer diceva che l’arte ha essenzialmente a che fare con la verità, e la riflessione sull’arte non può non assumere i tratti di una speculazione ontologica che conduce a una riformulazione del problema dell’essere dell’ente. Dire che l’arte consiste nel porsi in opera della verità, tuttavia, non significa affatto riproporre una concezione dell’arte come imitazione o riproduzione della realtà, in base alla tesi secondo cui la verità è adeguazione tra pensiero e ente, concetto e cosa, segno e designato, copia e modello. Nel mio caso l’arte ha a che fare con l’imitazione e la riproduzione della realtà e della verità delle emozioni e sensazioni interiori e le sensazioni interiori possono anche coincidere con la verità che il mercato stesso dell’arte richiede.
A proposito di verità, credi che esista una verità personale o piuttosto, tutto quanto facciamo in pubblico come in privato è condizionato da ciò che abbiamo visto, vissuto, appreso?
La verità di oggi, la nostra verità di oggi è irrimediabilmente conseguenza del vissuto. Le azioni che svolgiamo in privato, i piccoli rituali, come le azioni e reazioni pubbliche sono sicuramente evoluzione di un vissuto e di un radicato che condiziona scelte. Le tradizioni condizionano scelte, come gli errori (se di errori si può parlare) condizionano decisioni. Uso il termine condizione con accezione non negativa. Non si tratta di mancanza di libertà ma, piuttosto, di presa di coscienza di un vissuto, di un “guardato” in passato che torna e ritorna e che ci consiglia come agire nel presente.
Le tue opere si ergono come dei Totem, si muovono tra denuncia e malinconia, spesso con una forte componente ironica. I colori sono quasi esclusivamente quelli del bianco, del nero, del rosso. Si ha sovente la sensazione, osservandole, di trovarsi al cospetto di una purezza che se pur violata, mostra ancora la propria innocenza, discretamente, senza urlare a sottolineare ancora di più quello stato di quiete da cui ogni cosa ha origine e a cui ogni cosa farà ritorno a dispetto di tutte le resistenze possibili.
I colori si ripetono e la componente ironica è necessaria. Risulta necessaria per non prendersi mai troppo sul serio. Credo che tra gli individui esista un continuo scambio, sempre e comunque, e prendersi troppo sul serio dimenticando il resto intorno ci farebbe perdere d’occhio proprio quello scambio. In questo scambio tra individui e tra me e la tavola, la tela, o il supporto di riciclo su cui lavoro, è necessaria la base di innocenza e la mancanza di sovrastrutture che poi, però, sorgono e si rincorrono successivamente nel corso della lavorazione. Esattamente come affermi ogni cosa ha origine da uno stato di quiete e cui si fa ritorno. Prima del ritorno alla quiete, però, l’evento circolare che segue la lavorazione, interseca uno stato di caos che si trova all’apice del “totem” che ne esce fuori.
Cosa ci aspetta seguendoti? Quali sono i tuoi progetti per l’immediato futuro e quale il sogno che ti porti dietro e vorresti vedere realizzato?
Sto preparando una mostra personale e il tema ruota intorno al concerto di Metatesi o reazioni di doppio scambio, che in chimica sta ad indicare una reazione basata, appunto, sullo scambio di due o più ioni fra elementi e gruppi aventi la stessa valenza. Per metterla su un piano puramente schematico: AB + CD = AD + CB …Un po’ quello che succede tra le gli esseri umani, no? Per il resto, di sognare e progettare non si finisce mai per fortuna…ne ho molti di sogni da realizzare!
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Lucia Lo Cascio