La Questione del corpo nella Body Art

Gina Pane Azione Sentimentale 1973
Gina Pane Azione Sentimentale 1973

 

La body art è una corrente artistica nata negli anni ’60 e si è caratterizzata per la necessità dell’artista di agire attraverso il proprio corpo in relazione all’altro, in una sorta di prolungamento di sè in chi guarda e attraverso questo si allarga poi, all’intera società arrivando ( forse ) a mostrare l’unione tra sé e il tutto e invitando,in virtù di questa unione, al rispetto, all’amore per l’altro che è noi.

Nel corso degli anni, infatti, la body art ha avuto una forte caratterizzazione sociale affiancandosi a movimenti di rivendicazione dei diritti ora femminili, ora di libertà da una dittatura, ora di protesta contro la guerra…

Tra gli esponenti che hanno fatto di questa tendenza la propria unica espressione artistica, ricordiamo Gina Pane, Vito Acconci, Otto Muehl, Marina Abramovich, Hermann Nitsch, Regina Josè Galindo, Rudolf Schwarzkogler .

La questione interessante rispetto alla body art è che il corpo, lontano dall’essere solo mostrato, viene invece preso di mira, messo alla prova nella sua vulnerabilità, esposto in una sorta di martirio pubblico.

E’ la stessa idea artistica che si fa carne viva, cruenta, spesso dolorante.

Tutto ciò avviene in stretto rapporto col pubblico, con l’altro che osserva: senza lo spettatore l’atto del performer non avrebbe motivo di esistere, non esisterebbe.

E’ infatti l’esposizione pubblica un punto cruciale dell’esperienza artistica della body art.

L’artista è come in un’arena dove l’osservatore decreta il giudizio finale, vivo o morto, salvo o condannato.

L’espiazione personale è messa nelle mani di un altro a cui è consegnato il potere della salvezza.

Si nota però, un costante rapporto di scambio di ruoli, di contraddizioni, il soggetto viene continuamente messo in discussione. L’io creatore diventa io creato, l’io salvato l’io salvatore.

Ci si chiede allora, chi salva chi? Si tratta forse della questione secolare del potere salvifico della bellezza? Siamo qui al cospetto della bellezza? Si può definire bello un corpo martoriato?

Io credo che la bellezza nella body art sta nell’atto dell’aprirsi all’altro.

Io performer, mi apro a te, faccio mie le tue sofferenze, le tue paure, è attraverso di me che esse vengono superate e sublimate, senza di me rischierebbero di consumarsi senza senso.

E’ come una terapia in cui attraverso un processo di dolore, disgusto, meraviglia, chi guarda si libera dei propri orrori. L’artista è un tramite tra lo spettatore e qualcosa d’altro che ti salva ( la Bellezza? Dio? l’Arte? ) quell’altro che però è carne, si è fatto carne per salvarci.

La salvezza viene dalla carne.

E dopo? Artista e pubblico sono coinvolti in una sorta di resurrezione.

Potremmo dire che questo processo salvifico che ci ha coinvolto ci apre all’altro, la cui esperienza mette in moto il nostro personale processo creativo atto ad una ripetizione nei secoli dei secoli.

Lucia Lo Cascio

Vito Acconci, incisioni operate sulla propria carne, Domus 509 / aprile 1972
Vito Acconci, incisioni operate sulla propria carne, Domus 509 / aprile 1972

 

LIPS OF THOMAS, Performance, 2 hours, Krinzinger Gallery, Innbruck, 1975 © Marina Abramovic
LIPS OF THOMAS, Performance, 2 hours, Krinzinger Gallery, Innbruck, 1975 © Marina Abramovic

 

Piedra-2013-Julio-Pantoja-Marlene-Ramírez-Cancio
Regina José Galindo – Piedra, performance, 2013 photo: Julio Pantoja, Marlene Ramírez-Cancio