Musica come un buon motivo per vivere. La storia di John Frusciante


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All’interno dei Red Hot Chili Peppers, gruppo alternative rock di Los Angeles, si sono susseguiti non pochi chitarristi. Il più famoso, capace (al primo posto nella classifica dei migliori degli ultimi trent’anni secondo la BBC) e anche quello che ne ha fatto parte per più tempo è John Frusciante. Prima del 1988, John era un fan accanito dei Peppers e per lui fu un grande batosta apprendere la notizia della morte per overdose di Hillel Slovak, che fu per lui un’ispirazione. Grazie a delle conoscenze, riuscì a suonare davanti a Anthony Kiedis, Flea e Chad Smith e diventò il nuovo chitarrista della band; con loro creò Mother’s Milk (1989), il leggendario Blood Sugar Sex Magik (1991), il celebre Californication (1999), By the Way (2002) e, infine, Stadium Arcadium (2006). A fine 2009, John comunicò al mondo che avrebbe smesso di collaborare con i Red Hot Chili Peppers per dedicarsi esclusivamente ai propri progetti. Infatti, sono moltissimi gli altri lavori di Frusciante: con gli Ataxia, con i Mars Volta, ma soprattutto da solista. Solo un anno fa è stato pubblicato l’ultimo album Enclosure, che presenta sonorità elettroniche, arrangiate in stile “anni Ottanta”.
Basta vedere un qualunque live in cui è presente John Frusciante per rendersi conto di quanto per lui suonare la chitarra sia fonte di vita. La storia che voglio raccontare tratta proprio di questo..

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Leggendo le date della discografia con i Red Hot Chili Peppers, si può notare una grande pausa tra il secondo e il terzo album; questo periodo coincide con l’inizio del lavoro solista di Frusciante, che nel 1992, durante il tour in Giappone, lasciò il gruppo perché non riusciva a sopportare l’enorme successo, a detta sua “troppo”, che aveva avuto Blood Sugar Sex Magik; avrebbe preferito continuare a suonare in piccoli locali. Inoltre, durante il tour promozionale, John aveva iniziato a dipendere da eroina e cocaina. Tutto questo disagio era chiaro anche davanti al pubblico, visto che sabotava i concerti suonando le canzoni sbagliate.
Frusciante aveva già iniziato a lavorare a del materiale solista quando era ancora nella band; solo nel 1994, grazie alla spinta di alcuni amici tra cui Johnny Depp, ebbe il grandissimo coraggio di far sentire al mondo quanto poteva essere impressionante l’opera di una persona sofferente, e quindi anche di mostrarsi in quello stato terribile che le droghe pesanti gli avevano procurato. Rilasciò infatti un’intervista a dir poco inquietante, in cui, magrissimo, con gli occhi sbarrati e con visibili ferite sulle braccia, affermava tra le varie cose che aveva iniziato a vedere gli stupefacenti come “l’unico modo di essere sicuro di essere in contatto con la bellezza, invece di lasciare che la bruttezza del mondo ti corrompa l’anima”. Questa intervista (http://www.youtube.com/watch?v=WL6a9ZbGhEw) sconvolse l’universo musicale americano; il New Times di Los Angeles lo giudicò come “uno scheletro coperto di pelle”.
Tuttavia, la maggior parte della critica riguardo al primo album Niandra Lades and Usually Just a T-Shirt fu positiva. Rolling Stone lo definì “un casino decisamente affascinante”; il Boston Herald lo definì virtuoso, bellissimo, ma con una voce terribile: “le sue note alte porteranno alla pazzia il cane dei vicini”.

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L’album è in realtà un’unione di due lavori: le dodici tracce di Niandra Lades (donna immaginaria rappresentata in maniera androgina da Frusciante in copertina) e le tredici, senza titolo, di Usually Just a T-Shirt, di cui segnalo in particolare la #3. I testi sono vere e proprie poesie.
Il secondo album, Smiles From the Streets You Hold risale al 1997 e include canzoni scritte alcuni anni prima. Anche in queste tracce, è chiaro il trascuratissimo stato di salute di Frusciante, che dichiarò tempo dopo di aver preso la decisione di pubblicare le sue opere principalmente per pagarsi la droga. Disse che mentre stava registrando ha avuto delle comunicazioni verbali con degli spiriti e di essere molto più interessato ad essere famoso nel loro mondo che nel nostro, ed è per questo che per lui è difficile adeguarsi all’essere in vita.
Fortunatamente, nel 1997 il musicista poteva dichiararsi pulito. Fu ricoverato in una clinica di riabilitazione, e poco tempo dopo tornò a far parte dei Red Hot Chili Peppers, con una nuova chitarra: la White Falcon, che si può considerare un simbolo della sua rinascita. Dichiarò “In questo momento, sono la persona più felice del mondo, e sono molto orgoglioso di questo, non sapete quanto io lo sia. È una cosa stupenda essere capace di affrontare la vita, affrontare te stesso, senza nascondersi dietro le droghe; senza provare rabbia per le persone che ti amano. Ci sono alcuni che hanno paura di perdere le loro cose, ma non si perde nulla se non si rinuncia a se stessi”.

Giulia Ambrosini