LASTLIFE di SERGIO ANGELI

LASTLIFE di SERGIO ANGELI

 

LASTLIFE di SERGIO ANGELI

Fotografia Marino Festuccia

Cura di Monica Pirone

Testi di Michela Becchis e Jacopo de Blasio

Officinenove 19 ottobre ore 19 pm inaugurazione

26 ottobre ore 19 pm Finissage performance music-live di Grumvalski, istallazioni video Monica Pirone su  una idea di Sergio Angeli.

chiusura 31 ottobre ore 19

La mostra è visitabile su appuntamento tutti i giorni eccetto la domenica e festivi.

 

Officinenove è lieta di presentare la mostra-istallazione di  Sergio Angeli LASTLIFE, con il contributo delle fotografie di Marino Festuccia, venerdì 19 ottobre ore 19.

La mostra, la seconda della stagione, arriva dopo Rosso e Bosco di Giovanna Ranaldi ed idealmente continua un ciclo  di mostre dedicate alla natura ed in particolare all’ambiente del bosco, come metafora di un luogo capace di trasportarci in percorsi intimi, introspettivi.

Officinenove continuerà questo ciclo a novembre, con la mostra di Vito Bongiorno che chiuderà questo itinerario artistico di pittura ed istallazione, con allestimenti suggestivi ed interessanti progetti da esplorare.

 

 

LASTLIFE di Sergio Angeli

Fotografia  Marino Festuccia

A cura di Monica Pirone

Officinenove 19-31 ottobre 2018 ore 6.30 pm 

 

LASTLIFE di SERGIO ANGELI

 

La pittura di Sergio Angeli è quanto di più appassionato e coinvolgente un pittore possa esprimere. Ogni tocco di pennello, ogni linea, ogni forma, scivola sulla tela direttamente dall’anima, senza filtri, senza preconcetti, senza elaborazioni,  come un fluire spontaneo di forme, emozioni, colori che vanno ad adagiarsi, a sdraiarsi sulla superficie, componendo una mappa costituita da materiale sensibile, evanescente, visionario ed onirico.

 

Il legame a ciclo continuo, come nei vasi comunicanti, fa si che il livello e la tensione intima incastonata in ogni pennellata, in ogni colatura, sia sempre in connessione in un rapporto fisico con gli elementi che compongono il quadro.

 

In Lastlife, nello specifico, l’ambiente organico, interiore, si mischia con la natura con lo skyline di un panorama di una città notturna che vede nel bosco che arde, un cuore ferito straziato, cancellato dalle fiamme e pronto a nuova vita, in un divenire ciclico, che da il ritmo della nostra stessa esistenza, capace di rigenerarsi, anche dopo lo strazio più catastrofico. Una sorta di big ben inesorabile, inevitabile, al quale Angeli non si oppone ma ne diventa testimone, documentatore sfiancato, affaticato, sconfitto, incapace di entrare in sintonia con quanto di peggio ci riserva la vita, stando bene attento a non posare mai i piedi al suolo, trovando in un’altra dimensione il luogo ideale per esistere, resistere, rifugiarsi eventualmente.

 

La connessione con certo tipo di pittura risulta evidente e sono proprio questi maestri di formazione ad essere la guida ancora oggi della pittura di Sergio Angeli : Vincent Van Gogh per la tavolozza infinita e per la capacità evocativa più di uno status interiore che di un dato oggettivo, naturale, tutta la scuola degli espressionisti tedeschi, uno fra tutti Egon Schiele, da lui quel sentimento, la rotta di collisione tra impulso di eros e thanatos, vita e morte.

In questo intreccio fra questi elementi la ricerca di una sintesi delle emozioni alla ricerca di un sentimento totale, universale.

 

Ma è in Chagall che la simbiosi tematica e formale trova il riferimento più diretto.

Fauvismo onirico, delirio cromatico, visionario astrattismo, surrealismo non formale, ma psicanalitico.

La tela si popola di figure deformi che si riempiono di simboli stratificati da linee sinuose, accoglienti, magnetiche che tentano di essere specchi , come cartine tornasole di una inquietudine, inadeguatezza, sempre presente nei lavori di Angeli.

 

Un materiale sensibile, delicato, pronto ad esplodere o meglio ancora implodere, a ripiegarsi su se stesso, a divenire dinamite per scardinare, tutta quella pittura di genere inadeguata ad accogliere , includere. Una pittura umana, che prendendo le distanze dalla forma, riesce ad entrare in sintonia con ciò che di più umano ancora possiamo cogliere in un animo schivo ed intenso di un artista.