L’ANIMO UMANO E LA NATURA DELL’ “HOMO VIVENS ET COGITANS”

Selvaggio della foresta,

vorrei dedicarmi all’analisi della natura dell’ “HOMO VIVENS ET COGITANS” sulla base di una delle mie poesie, relativa per l’appunto allo “SPIRTO UMANO”:

“Viva è la coscienza
che spirto umano
sia rosa in corruzione prossima
che Signor dei Cieli par tenervi ancora
e Angelo degli Inferi vuol condurre a sé
con maschere che dà ai mali
facendoli beni
e attraendovela con costanza.

E’ cosa certa e chiara
che gemmata e serena croce
muti ben presto in tridente
cocente, pungente.

Il sole fonte
di rifocillante fotosintesi,
mentre fiamme
di veleno e bruciatura.

Ma in quel core e nucleo
una viva spene.
Un candido vedere
che fa animo
incline ancora alle vere onestà.

E allora umano essere
non rincorre soltanto
i facili doni dell’alato demone”.



Già lo storicista Niccolò Machiavelli era solito ribadire la negatività dell’uomo e la corruzione del suo animo: l’uomo è incline al male per natura, è simulatore e dissimulatore, e si lascia influenzare in molteplici maniere da colui che maschera la malvagità con vesti benigne.
Francesco Guicciardini, altro storicista posto in svariate occasioni a confronto col Machiavelli, finisce per essere persino più pessimista: l’uomo è incline sì al bene, ma la sua fragilità unita alle molteplici occasioni maligne lo porta alla crudeltà e ve lo indirizza fortemente.
E allora tali suggestive riflessioni di sagge menti impegnate in politica e nel sociale vivere non possono che stimolarmi nella definizione dell’animo (SPIRTO) umano come rosa prossima alla corruzione: poco le resta del rosso acceso che simboleggia il suo benigno fare e pensare, in quanto essa è per tre quarti annerita, e la corruzione è sempre IN FIERI; la rosa arriverebbe a divenire corpo oscuro, privato gradualmente dei dolci petali, fragile e facilmente incline alla frantumazione.
La rosa troverà innanzi a sé un fatale destino, facendosi ghiaccio, freddo e per l’appunto soggetto a rottura in pezzi mai più ricomponibili, destinato poi a sciogliersi e a divenire fluido, in pochi casi capace di solidificare e ritornare perfettamente identico.

Ed è facile che questo SPIRTO DALLA FORMA DI ROSA possa corrompere tanti altri spiriti mediante l’uso del discorso ingannevole, elaborato da un COGITARE oscuro, un pensare in vista del male mascherato, fallace, finto bene.
L’HOMO VIVENS ET COGITANS è “RAPTUS MALIS SERMONIBUS”, ossia “rapito – o anche conquistato –  dai crudeli discorsi”, specie se tali sono di lodevole intensità e ben articolati.
Il male indossa tante maschere, e si presenta proprio come PERSONA, da intendere alla maniera latina: esso si finge bene, e pare di facile raggiungimento al punto tale che lo “spirto” umano, per non pungersi tra spine e non “sbucciarsi le preziose ginocchia”- proprio come fosse un bambino – lo insegue in luoghi che paiono ameni e sontuosi.
Si sa che un bene di semplice raggiungimento è l’ardente desiderio di un comune animo umano, che ignora in realtà che bene e complicanza siano due logici sinonimi.
Questo seguire il fallace travestito rende la rosa sempre più cinerea, e ne disperde l’amorevole profumo.
L’uomo non rammenta che la rosa-pnèuma è dono divino, da custodire alla maniera in cui un ricco sovrano custodisce i giacimenti d’oro delle sue estese colonie, e pertanto va inconsapevolmente incontro a quell’angelo che perse, ILLO TEMPORE, le ali paradisiache e precipitò tra lava e fiamme, con un tridente tra le mani consumate; l’HOMO VIVENS ET COGITANS diviene preda di tale “alato demone” famelico di anime, che sfrutta ogni occasione per circondarsi di adepti che lo sostengano nella sua lotta; e l’esercito di questo malvagio angelo, traditore dell’ideale paradisiaco, è vicino alla sua completa formazione.
Sarebbe però opportuno non disperdere l’ingegno in una materia di così povera riflessione discutendo soltanto della guerra tra bene di Dio e male del Supremo Demone, ed estendere invece il pensiero a qualche più complessa analisi.
L’uomo è completamente circondato dai mali, che fingono una carnascialesca inversione di ruolo e indossano le vesti dei beni. L’uomo che vive e pensa è allora il centro di una circonferenza ove ogni tipo di male, distinto dagli altri per il tipo di danno arrecato alla società o al prossimo, è egualmente distante da esso.
L’essere umano si avvicina a ciò che è prossimo, e ugualmente ancora i mali sono attratti dalla sua fragilità, e finiscono per addossarsi all’immensa calamita che è l’ANIMO DI QUELL’UOMO DI CRISTALLO E GHIACCIO. Per sbarazzarsene, l’HOMO VIVENS ET COGITANS dovrebbe cercare percorsi impervi, ove i mali non hanno più appigli e punti d’approdo, ove però i rovi ostacolano e pungono l’animo.
Il dolore di questi rovi è certo benigno, in quanto poi i “facili doni del demone alato” vengono rifiutati e ci si avvicina alle “vere onestà”.

bty

In sintesi, OGNI VARIO E PARTICOLARISSIMO TIPO DI BENE HA PRIMA DI SE’ UN SENTIERO DALLE CENTOMILA SPINE, MA CERTO IL SUO PROFUMO E’ DISTINGUIBILE DA QUELLO DEI FINTI DONI DI DOLCEZZA CHE SONO I MALIGNI AFFARI: QUELLO DEI PRIMI RINVIGORISCE LO SPIRTO E RIFA’ NOVISSIMA LA ROSA CORROTTA; QUELLO DEI SECONDI MENZIONATI STRAPPA SENZA SCRUPOLO I PETALI AL ROSEO ANIMO.
L’uomo che vive e pensa è dunque fin troppo vicino, col suo spirito fortemente attraente ed attratto, ai mali, che sono in sostanza “fiamme/ di veleno e bruciatura
come espresso poeticamente e versificato. I beni, stando sempre all’amorevole versificare, sono “sole […] di rifocillante fotosintesi”: essi insomma permetterebbero all’uomo di svolgere con pacatezza ogni vitale mansione. Chi fa il male vive un’anti-vita, avvolto nel cupo manto delle tenebre e destinato, tra primordiale inconsapevolezza e successiva presa di coscienza, alle ceneri grigie.

 

bty

L’umano essere però, proprio in virtù del suo intenso “cogitare”, può comprendere cosa lo ha condotto al finto sole, alle fiamme che quantomeno lo riscaldavano ed erano di più facile raggiungimento, e avviarsi alla ricerca di quello vero, dal calore più intenso e celestiale.
L’uomo è per natura vicino al male e per fragilità incline a quest’ultimo, ma nel nucleo del suo spirito v’è pur sempre un barlume di salvifica speranza: attraverso la solidità del “COGITARE”, l’essere umano vince la fragilità di quella rosa ch’è al suo interno, e la ricompone pezzo per pezzo a mano a mano che approda alle vere onestà e vince i dolori del cammino per raggiungere le stesse.
La rosa pertanto, con buone probabilità, può guarire dal terribile CORRUPTIONIS VITIATIONISQUE MORBUS, la malattia della corruzione e della seduzione.
Certo il solido COGITARE non può rendere meno fragile lo SPIRTO ROSEO, ma ne compensa la rapidità di frammentazione; l’animo rimane pur sempre debole per sua costituzione, mentre è il pensiero a variare e ad essere incline sia alla materia del cristallo, sia a quella dell’acciaio.
Sta all’uomo provvedere alla robustezza del COGITARE, che è l’unica auspicabile salvezza in un mondo attratto dai demoni travestiti da angeli.
Per il credente poi altra grande speranza è rappresentata dalla FIDES IN DEUM SUPREMUM: seguendo il buon esempio del Dio Supremo e rispettandone i precetti, il suo COGITARE si fortifica come roccia, marmo e acciaio, e lo salva dalla corruzione.

Davide Cerrato, da “Lettere e pensieri al selvaggio della foresta”