InAsherah Vivimus vuole essere uno spazio in questa rivista dedicato a quell’arte vicina alle
tematiche del femminino, della sacralità del donna e del suo corpo per rispondere ad un appello di
Lei, la Nostra Madre, che risale a 4300 anni fa: “ovunque voi siate in qualunque tempo non
ignoratemi”!!!
Mai come in questo caso, lo spirito di questa rubrica si sposa con quello dell’artista che vi sto per
Raccontare.
Ilaria Facci, più che un artista è lei stessa arte. Non vedo nessun confine tra lei e le sue foto.
Il corpo, quasi sempre il suo, al centro delle sue rappresentazioni. Un corpo in movimento che pare
in fuga da sé? dagli altri? dalla vita? dalla rappresentazione?
Forse… Ciò che è chiaro è che la sua fuga è un pugno che ti colpisce in pieno petto, ti penetra nella
carne, squarcia le ossa per toccare il cuore, entrare nel suo ritmo per battere all’unisono con esso.
E’ una fuga al ritmo del ticchettio cardiaco. Tu-Tum, tu-tum, tu-tum…
Ogni scatto, un battito e a ogni battito una trasformazione da corpo a sangue, materiale liquido,
fluido che scorrendo rigenera un’esistenza figlia della parola, del nome.
Ilaria attraverso i suoi scatti, attraverso l’immagine che ci propone, cambia il suo destino, esce dai
binari trasformando il treno, la macchina che il nome (la parola) le ha dato in dotazione, in un
essere senziente (dotato di sensi o secondo una tradizione sanscrita “che emette respiro” dove
respirare rimanda alla creazione), un essere capace di decidere se saltare, camminare, far capriole,
un essere insomma, artefice del proprio destino.
Paradossalmente, proprio nelle sue foto che non mostrano mai il viso, mi sento di affermare che il
viso compare in tutto il suo divino splendore, liberato dalla maschera, simbolo di una dialettica tra
essere e fare.
Spesso Ilaria viene paragonata alla Woodman per via dell’uso che fa della sua presenza nell’opera,
una presenza sfocata, sfuggente ma che, mentre nella Woodman è una presenza – assenza che
tende a rendersi invisibile a cancellarsi, (osservando le sue foto si ha spesso la sensazione che si
siano immortalati dei fantasmi…), Ilaria è totalmente presente, nell’opera come in chi la guarda.
In un’altra occasione avevo definito “artista” chi riesce a fare un’operazione di se stesso,
un’operazione matematica, un’addizione o una sottrazione. Bene, la Woodman è una sottrazione
in quanto ha bisogno di morire per essere, la Facci invece è un’addizione in quanto manifesta il suo
Essere addizionandosi in dieci, cento, mille Ilarie.
Il mio invito è quello a seguire questa giovane artista, a lasciarsi coinvolgere dal suo entusiasmo e
dall’amore che ha nei confronti della vita, a diventare battito, il suo, il nostro, a trasformare il
battito di un cuore in battito di tutti i cuori, chè l’Essere è Uno, solo i suoni sono diversi.
Vi lascio senza dire altro riguardo ad Ilaria e alla sua carriera solo in compagnia delle sue immagini
con la speranza che possano invogliarvi a conoscerla di più. Per chi volesse accogliere questo
invito, questa è la sua pagina facebook:
https://www.facebook.com/IlariaFacciDesigner
Lucia Lo Cascio