I segni che volarono, un giorno, fino a noi
e ci colpirono; le cose
che già erano prima di noi,
e restano, quasi immortali, dopo;
tutto ciò che s’impadronì dei nostri occhi
e fece vela verso il cuore, navigando
per scogli di pensieri improvvisi, di immagini
celate, inaccessibili;
emozioni
che ci scossero, sensi
che ci turbarono, congiunzioni felici; giorni
di vaste nubi accidiose, che ci spinsero
sulle rive di una morte troppo
a lungo invocata
– non furono loro che ci legarono
alla vita, al sovrano, fisico, delirante
moto delle cose?
Giancarlo Pontiggia
da “Il moto delle cose”, “Lo Specchio” Mondadori, 2017