“Faccia a Faccia. Arte ad Auschwitz”, è il titolo di una mostra in svolgimento presso Szołayski House, un ramo del Museo Nazionale di Cracovia, allestita in occasione del settantesimo anniversario della conversione di Auschwitz in un museo.
L’arte creata nell’orribile realtà di Auschwitz è un documento unico al mondo, ma testimonia anche la lotta dei prigionieri per la propria umanità.
I detenuti nel campo di concentramento di Auschwitz hanno prodotto almeno 2.000 opere d’arte, in alcuni casi disegni al carbone o realizzati con materiali rubati dai loro guardiani che descrivono l’orrore della loro vita quotidiana; in altri, commissioni delle SS, che hanno mantenuto un museo nella struttura, il cosiddetto Lagermuseum.
La mostra presenta circa 200 opere originali eseguite per lo più illegalmente, dai prigionieri nel campo.
In esposizione anche l’originale di uno dei documenti più importanti della Shoah, lo Sketchbook. Si tratta di 22 disegni a matita su 22 piccole pagine che un prigioniero anonimo nascose in una bottiglia nelle fondamenta di una caserma del campo di Birkenau poi trovati nel 1947 da un ex detenuto, Jozef Odi. Lo sketchbook costituisce un’opera d’arte unica, in quanto è l’unica serie di disegni conservati nelle Collezioni Museali che presenta il destino degli ebrei deportati nel campo, dal loro arrivo alla separazione dalle famiglie alla selezione per le camere a gas.
Sono anche presentati ritratti di prigionieri di Auschwitz, li incontriamo faccia a faccia. Si possono vedere scene di lotta nelle quali l’uomo umiliante e torturato è ancora in grado di far mostrare la sua dignità.
La mostra presenta inoltre, i disegni che esprimono i desideri e gli aneliti dei prigionieri, le immagini dei loro cari, piccoli oggetti eseguiti con le proprie mani o fiabe fatte nel campo.
Le opere eseguite su ordine delle SS vengono presentate separatamente. Includono tra l’altro la propaganda del partito, i disegni di istruzione, i piani di espansione del campo e le opere create nel Lagermuseum istituito all’interno del campo, dove gli artisti sono stati costretti a creare per l’uso privato dei rappresentanti delle SS.
In mostra troviamo anche l’originale “Arbeit macht frei”, scritta dal cancello di Auschwitz I, uno dei simboli più importanti del cinismo crudele del campo di concentramento.
Gli artisti sono per la maggior parte anonimi, ma alcuni sono stati identificati e tra questi ci sono anche dei sopravvissuti agli orrori del nazismo che sono diventati grandi artisti come Xawery Dunikowski (prigioniero numero 774) o Jan Komski (prigioniero numero 564 e 152.884, perché è stato arrestato due volte).