DRONES, il nuovo album dei Muse

Drones

L’8 giugno di quest’anno è uscito l’attesissimo settimo album dei Muse, dal nome Drones, tre anni dopo l’uscita di The 2nd Law. Come al solito, la band alternative rock britannica ha voluto scegliere un titolo particolare, che rimanda a temi di politica, distopia, corruzione. Il termine “drone” si riferisce a velivoli radiocomandati, nati per scopi bellici.

Il frontman Matthew Bellamy ha spiegato che questo nuovo album analizza il viaggio di un essere umano, dalla sua perdita di speranza e dal senso di abbandono, al suo indottrinamento dal sistema per divenire un drone, fino all’eventuale defezione da parte degli oppressori.

Le tracce di Drones raccontano, in ordine cronologico, una storia ben precisa. In Dead Inside il protagonista perde l’amore della sua vita e quindi la speranza e si sente perso, abbandonato e vulnerabile; poi incontra il Drill Sergeant (sergente istruttore) che gli dice che l’amore non lo porterà da nessuna parte. In Psycho, il protagonista subisce un lavaggio del cervello dalla scuola militare, che lo trasforma in un killer psicopatico; in Mercy egli riconosce che ha perso qualcosa, cioè se stesso, prova a combattere contro le persone che cercano di prendere il controllo della sua mente e gli fanno fare quello che vogliono e spera che qualcuno possa salvarlo. In Reapers il protagonista va in guerra, in The Handler si ribella e in JFK diserta il sistema. In Defector il protagonista è di nuovo libero, riprende il controllo della sua vita e combatte contro forze oscure; in Revolt, ricomincia a credere in se stesso, in Aftermath ritrova l’amore. The Globalist narra l’ascesa e la caduta di un despota: il protagonista finalmente diventa libero e sconfigge i nemici solo per diventare un nuovo dittatore, lancia le sue bombe contro il mondo e distrugge quasi tutto; infine, si scusa e dice «volevo solo essere amato». Drones conclude tutto con un “amen”.

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La prima canzone dell’album ad essere stata pubblicata è Psycho, il 12 marzo. Il primo singolo ufficiale è però Dead Inside, uscito il 23 marzo, poi il 18 maggio Mercy, Reapers il 29 e The Handler il primo giugno.

Mentre Dead Inside presenta un sound più particolare e nuovo per i Muse, i singoli Psycho, Mercy e Reapers risultano in linea con ciò che avevamo già potuto sentire in passato, in particolare a mio parere negli album Absolution (2004) e The Resistance (2009). The Handler ha invece toni più cupi, tipici di Origin of Symmetry (2001) e Black Holes and Revelations (2006).

 

Chris Wolstenholme, il bassista, ha riferito in un’intervista a xFm: «È importante che siamo tornati ad essere una rock band. È stato divertente esplorare il punto di vista elettronico delle cose, come facciamo anche in questo album, ma la maggior parte di ciò che ascolterete sono la chitarra, il basso e la batteria».

 

Matt Bellamy ha dichiarato che vorrebbe che le persone traessero dall’album che «la forza di un individuo può sovrastare un sistema complesso, una società corrotta, un governo traviato o la tecnologia come maniera di escludere l’umanità. C’è qualcosa dentro di noi che può superare questo, anche in una sola persona».

 

Fonti: musewiki.org

Giulia Ambrosini