Salvatore Mauro, artista e ideatore dell’evento insieme con l’artista Claudio Cavallaro, racconta il progetto.
– Come nasce l’idea della mostra Bycicle Wheels – Homage to Duchamp?
Siracusa ha una grande storia e tradizione nell’arte contemporanea che i Siracusani hanno dimenticato. L’idea per me di ritornare in questa città con questo forte peso dove si sono viste le prime opere della Marlene Dumas o progetti site-specific di Cucchi o Sottsass ci ha spinto, con gli artisti locali che hanno rivitalizzato l’arte degli ultimi dieci anni, a creare un collettivo artistico proprio in un Bike Caffè: Movimentocentrale. Il gruppo prende il nome di Arte al Movimento e da lì, come il Cabaret Voltaire nati in un bar, ci è venuto in mente di portare a Siracusa il dadaismo con una mostra diffusa nelle bellezze barocche della città prendendo spunto dal primo ready-made ruota di bicicletta di Duchamp, segnalando una lista di 39 artisti tra locali e internazionale per fare un confronto tra Local e Global visto che il dadaismo compieva quest’anno 100 anni.
– Cosa significa per un artista contemporaneo fare un tributo al dadaismo in questo particolare momento storico?
Quando si fa un tributo è sempre difficile per un artista omaggiare il passato, soprattutto grandi artisti del passato in questo caso Marcel Duchamp e la corrente Dada. L’intenzione è anche di voler ritornare in un periodo cosi delicato, di rottura. L’artista di oggi si trova nelle stesse difficoltà di prima, altra difficoltà è quella di avere un pubblico che sia attento alle opere, disincantato dall’infinità dei linguaggi da assorbire nella quotidianità.
– In quali opere della tua produzione rintracci “l’influenza” del dadaismo o della figura di Duchamp?
Duchamp è una figura complessa, quindi un pò starei attento a dire che mi rifaccio alla sua opera. Ma quello che posso dire è che quasi tutti gli artisti contemporanei sono influenzati in minima parte dal post Dada e forse anche io senza accorgermene. Ci sono tante mie opere che penso siano state influenzate dal ready-made per esempio il ritrovamento casuale di una banconota da dieci euro dove un anonimo aveva lasciato con un timbro di una frase di san Agostino. Io ho esposto l’originale ‘trovato’ presso il Pan di Napoli e ho ripetuto la scritta con un timbro identico sulle banconote degli spettatori, come una sorta di clonazione dell’oggetto. In un’ altra performance/istallazione presentata al MLAC di Roma regalavo una vera crociera se mi portavi un qualunque oggetto ‘trovato’. Più ready-made di questo!
– Racconta delle tue opere in mostra e soprattutto delle tue performance.
Duchamp è stato un artista enigmatico, i suoi ready – made sono oggetti qualunque presi e posizionati all’interno di un museo o galleria come oggetti d’arte. Questo processo è uguale al capitalismo che ritorna a oggetto per poi essere un opera d’arte. Forse Duchamp non sapeva che questa azione avrebbe rivoluzionato la storia dell’arte, talmente potente fu il suo messaggio che si venne a creare una corrente dopo il dadaismo, il post dadaismo influenzando artisti americani, tedeschi, francesi, italiani, ecc..
La cosa che mi colpisce di più nella sua vita, è la sua interruzione improvvisa nel processo artistico, forse per noia o perché non sopportava più l’ambiente artistico o forse perché riteneva di aver detto tutto con le sue opere. Duchamp fu un artista influente nella scena artistica tra l’America e la Francia, il mio lavoro evidenzia l’interruzione di Duchamp dal mondo dell’arte non come una pausa ma come una fine che però sembrerebbe in fondo il suo ultimo atto artistico: giocare a scacchi. Si dice che quando l’artista giocava a scacchi presso i circoli di Parigi creava con i suoi avversari e il gioco in sé, un vero e proprio processo artistico. La mia opera ha l’intenzione di portare questo processo finale della vita di Duchamp in una contemporaneità attuale dei giorni nostri. Cosa farebbe Duchamp oggi? Di scoperte tecnologiche a sua disposizione ce ne sono infinite, inoltre Duchamp ha espresso in maniera ironica la volontà di non lavorare mai. Ho quindi pensato di evocare l’azione di Duchamp che attraverso una stampante in 3D e una macchina a controllo numerico producesse da casa senza sforzarsi di uscire e di andare a comprare una scacchiera bella e pronta a un emporio, ma di costruirla attraverso l’azione di una macchina e quindi creando a sua volta l’abolizione totale dell’atto creativo dell’artista che è in tutta la sua filosofia Dada.
Per me questo atto finale immaginato di fare tramite una macchina la scacchiera è il suo vero e ultimo reade-made. I giorni della mostra indosserò una maglietta con scritto < Sèlavy> da Rrose Sèlavy alterego femminile di Duchamp, giocherò con i scacchi realizzati da una stampante 3D a controllo numerico con il pubblico. La performance è un modo per rievocare là memoria di Duchamp e riportarlo nella nostra contemporaneità, un lavoro sulla memoria. Accanto alla scacchiera ci sarà un adesivo Qrcode sul quale, poggiando il telefonino, scaricherà il video dove Duchamp e Man Ray giocano a scacchi su una terrazza di Parigi, film capolavoro Entr’acte che Rene Claire ha diretto nel 1924. La performance sarà casuale non ci sarà un giorno prestabilito anche perché l’artista non si è mai dato delle regole di orari quando lavorava alle sue opere. Sul tavolo ci sarà un timbro con inciso il titolo della performance <sèlavy> che utilizzerò per timbrare la pelle delle persone con cui giocherò in modo di far possedere un ricordo di aver giocato con Duchamp, anche se io me lo sono tatuato veramente il n.0 (Il numero zero – ahahah)
– Com’è stato organizzare questo evento a Siracusa? Pensi che potrebbe essere itinerante?
L’evento nasce da una mia idea e dell’ artista Claudio Cavallaro con la super visione dell’ architetto Francesco Piazza. Insieme abbiamo elaborato e pianificato il progetto di creare un evento diffuso che coinvolgesse varie realtà attive nel territorio come la Galleria Nazionale Palazzo Bellomo di Siracusa Museo Interdisciplinare con la sua sede storica e il nuovo spazio SAC diretto dallo stesso Piazza dedicato alla contemporaneità, la facoltà d’architettura attiva da dieci anni nel territorio, LetteraVentidue casa editrice giovane e dinamica molto stimati con le loro pubblicazioni in Italia. La mostra, proprio per la sua complessità e struttura, è stata pensata per renderla itinerante, il progetto è di spostarla a Gibellina.
Flavia Ficociello