Assistenza sessuale ai disabili, una novità? Solo per l’Italia

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L’argomento che questa volta ho deciso di trattare è particolarmente delicato, difficile a causa dei numerosi pregiudizi che ne potrebbero sorgere.
La sessualità, e nessuno credo possa smentirmi su questo, è uno dei principi fondanti dell’esistenza, così come il bisogno di esprimere, di vivere liberamente certi sentimenti e pulsioni, è un diritto, la normalità, per qualsiasi essere umano.
Ma se sei disabile? Se sei costretto da qualche malattia che ti immobilizza a letto?
Qualcuno potrebbe non porsi il problema, altri potrebbero affermare che non si tratti di un tema di prioritaria importanza, altri ancora che, purtroppo una soluzione non esiste.
Il disabile ha lo stesso diritto di poter scoprire il proprio corpo, le proprie pulsioni e di darvi sfogo senza remore, proprio come qualsiasi altra persona.
Il fatto di essere disabile non preclude la possibilità di avere impulsi e desideri come tutti e la soluzione che in molti Paesi già legalizzata, si chiama “assistente sessuale”.

Max Ulivieri
Max Ulivieri

Un rappresentante per l’Italia
Max Ulivieri, 44 anni, vive a Bologna ed è un blogger affetto da CMT (Malattia di Charcot- Marie-Tooth), che, ormai da diverso tempo, si occupa di promuovere la parità dei diritti e delle possibilità dei ragazzi diversamente abili.
E’ stato proprio lui a parlare per primo di assistenza sessuale in Italia, presentando una petizione al fine di consentire a questa figura di godere di un riconoscimento a livello istituzionale.

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Chi è l’assistente sessuale
L’assistente sessuale è un operatore professionale formato, che si occupa di fornire al paziente un vero e proprio percorso di benessere psico-fisico.
Il fine è quello di aiutarlo a vivere la propria sessualità, cosa che altrimenti non gli sarebbe possibile fare, dandogli la possibilità di raggiungere una maggiore autostima e consapevolezza di sé e del proprio corpo.

Il disabile in questo modo può finalmente concedersi un diritto che per troppo tempo gli era stato negato, o che, forse, non era neanche stato preso in considerazione. In Germania, Svizzera, Olanda, Danimarca questo è possibile poiché questa figura esiste ormai da diversi anni.

Cosa fa

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Attraverso carezze, abbracci, l’ assistente aiuta i disabili ad avvicinarsi ad un esperienza sessuale che altrimenti gli sarebbe preclusa cercando di dare suggerimenti, dove possibile,
sull’attività autoerotica. Il tutto si svolge attraverso incontri che possono consistere in un semplice massaggio, nella masturbazione, fino a fare sperimentare il piacere dell’orgasmo. Secondo le statistiche pare che la maggior parte dei fruitori siano uomini. Ancora troppo poche, molto probabilmente questo è dovuto a pregiudizi culturali, risultano essere le donne che lo richiedono.

L’equivoco della prostituzione
Troppo spesso questa figura viene equivocata con quella della prostituta. Niente di più assurdo e sbagliato. L’assistente, infatti, segue un corso di formazione di 600 ore grazie al quale acquisisce delle competenze mediche fondamentali, imparando a rispondere alle esigenze di ogni paziente e riconoscere l’approccio migliore per la disabilità che lo stesso presenta. Le lezioni sono curate da professionisti, psicologi e sessuologi. Per di più, l’assistente sessuale non offre un semplice sfogo fisico; tra quest’ultimo ed il paziente si instaura un vero e proprio rapporto costituito di coccole, dialogo, comprensione, condivisione, che va al di là del semplice sesso.

 Locandina del Film "The Session" che ha affrontato la questione dell'assistenza sessuale ai disabili
Locandina del Film “The Session” che ha affrontato la questione dell’assistenza sessuale ai disabili

Valentina Bellezza