La poesia d’amore ha da sempre occupato uno spazio speciale nella letteratura, capace di superare barriere di tempo e cultura. In questo vasto universo, Erich Fried ha saputo ritagliarsi un ruolo unico e imprescindibile. Le sue poesie d’amore, intrise di un’umanità viva e di un realismo disincantato, restituiscono l’amore nella sua complessità: un sentimento che oscilla continuamente tra l’elevato e l’ordinario, tra il desiderio e il dolore, tra la tenerezza e il tormento.
Il titolo di questo articolo – “Ah, essere amati come nelle poesie d’amore di Erich Fried” – evoca quel desiderio profondo di vivere un amore che solo la poesia sembra saper cogliere nella sua pienezza. Tuttavia, le poesie di Fried non dipingono un amore idealizzato o perfetto. Ci mostrano l’amore come una forza potente e, a volte, devastante, capace di sconvolgere e trasformare le vite. Non troviamo rifugio sentimentale nei suoi versi, ma una rappresentazione cruda e autentica dell’amore, nella sua forma più nuda e vulnerabile.
Erich Fried nasce a Vienna nel 1921 e, a seguito dell’occupazione nazista, si trasferisce a Londra, dove visse fino alla sua morte nel 1988. Il suo percorso di vita, segnato dall’esilio e dalla separazione forzata dalla sua patria, lo porta a sviluppare una poetica che riflette profondamente sulle contraddizioni del mondo moderno. Sebbene sia noto per le sue poesie politiche, le sue opere d’amore occupano un posto di rilievo e sono fra le più amate dal pubblico. Fried riesce a fondere il suo impegno etico e politico con una visione intimistica dell’amore, creando versi che parlano direttamente al cuore, ma sempre con una consapevolezza intellettuale acuta.
Le poesie d’amore di Fried si caratterizzano per la loro semplicità apparente, una lingua accessibile e diretta che nasconde, però, una profondità emozionale complessa. Il suo uso del linguaggio quotidiano e delle immagini concrete crea una vicinanza immediata con il lettore, mentre le sottigliezze del pensiero e dell’emozione emergono lentamente, rivelando un’intensità straordinaria.
In Fried, l’amore non è mai soltanto una dolce esperienza, ma piuttosto un conflitto incessante tra ciò che si desidera e ciò che si teme di perdere. L’amore, nelle sue poesie, appare come una battaglia costante tra l’egoismo e l’altruismo, tra la voglia di possedere e la necessità di lasciar andare. Questo tema viene esplorato in versi celebri come:
_”Chi dice di amarti/ non può volere/ che tu resti com’eri/ quando ti ha incontrato/ perché tu non resti come sei/ neanche un attimo”_.
Questi versi colpiscono per la loro verità implacabile: l’amore non può mai essere statico, né tantomeno idealizzato. Amare qualcuno significa inevitabilmente accettare che l’altra persona cambierà, che evolverà, e che questa evoluzione non è sempre controllabile o prevedibile. Fried rifiuta l’idea romantica dell’amore eterno e immutabile, e ci mette di fronte alla realtà che l’amore autentico è, prima di tutto, un riconoscimento e un accoglimento dell’impermanenza.
In un altro celebre verso, Fried scrive:
_”E quello che chiamano amore/ è solo l’inizio/ di ciò che potrebbe essere/ se fosse reale”_.
Anche qui, l’amore non è mai dato per scontato, ma appare piuttosto come una potenzialità, una tensione verso qualcosa di più profondo e reale che potrebbe non essere mai completamente realizzato. L’amore, nelle sue poesie, è dunque un movimento costante verso l’altro, ma anche verso se stessi, un modo per scoprire e affrontare le proprie vulnerabilità.
Un aspetto distintivo della poesia d’amore di Fried è l’uso di un linguaggio apparentemente semplice, ma di una semplicità che è solo la punta dell’iceberg. Attraverso parole comuni e frasi brevi, Fried riesce a evocare un mondo interiore complesso e stratificato. Questa scelta stilistica riflette la sua convinzione che l’amore, come la vita stessa, non debba essere idealizzato o complicato da troppe sovrastrutture.
La poesia “Es ist was es ist” (“È quel che è”) rappresenta un esempio perfetto di questa tecnica. Il testo recita:
_”Es ist Unsinn sagt die Vernunft/ Es ist was es ist sagt die Liebe”_
(“È assurdo, dice la ragione/ È quel che è, dice l’amore”).
Questo scambio apparentemente banale tra la ragione e l’amore racchiude una verità universale: l’amore sfugge a qualsiasi logica razionale, esiste come una forza incontrollabile che non può essere spiegata o giustificata. È “quel che è”, e in questa affermazione lapidaria si concentra tutto il mistero e la potenza dell’amore. Il paradosso dell’amore è che, nonostante la sua irrazionalità, esso rappresenta una delle esperienze più autentiche e fondamentali della vita umana.
Fried usa frasi brevi e concise anche per catturare il dolore e la perdita, come in “Liebesgedichte”:
_”Il silenzio/ che lasci dietro di te/ è più forte/ delle parole/ che mi hai detto”._
Questi versi, brevi e semplici, trasmettono un’intensità emotiva che non necessita di spiegazioni o di elaborazioni ulteriori. Il “silenzio” lasciato dall’amato diventa più significativo delle parole stesse, un vuoto che parla con una forza devastante.
Un altro aspetto chiave delle poesie d’amore di Erich Fried è la tensione costante tra eros e thanatos, tra l’amore come forza creatrice e la morte come suo inevitabile contrappunto. In molti dei suoi testi, Fried esplora il legame intrinseco tra amore e sofferenza, tra desiderio e distruzione. Il poeta non cerca di negare questa dualità, anzi, la abbraccia, mostrando come ogni esperienza d’amore sia intrinsecamente connessa alla possibilità della perdita e della morte.
Nella poesia “Was es ist” (“Che cos’è”), Fried scrive:
_”Es ist Wahnsinn sagt die Vernunft/ Es ist was es ist sagt die Liebe.”_
(“È follia, dice la ragione/ È quel che è, dice l’amore”).
Questo dualismo, la dicotomia tra ragione e sentimento, tra ciò che è comprensibile e ciò che sfugge al controllo, è centrale nelle sue opere. Fried ci ricorda che l’amore, proprio per la sua natura incontrollabile, è sempre una sfida per la ragione, e questo lo rende tanto più prezioso quanto più difficile da gestire.
Siamo giunti a una fase cruciale di questo articolo, quella in cui il linguaggio si trasforma, in cui la riflessione formale si scioglie in un discorso più intimo e umano, in cui sentiamo che l’amore, pur nelle sue contraddizioni e ambiguità, ci appartiene.
Le poesie d’amore di Erich Fried ci parlano perché non ci chiedono di essere perfetti né di cercare un amore perfetto. Al contrario, ci invitano a riconoscere le imperfezioni, a navigare tra le difficoltà, e a trovare la bellezza in quel caos emotivo che è la vita stessa.